Essere
deportati, tratti in schiavitù? Scappare dalla guerra e dalla persecuzione?
Lasciarsi famiglia e casa alle spalle per cercare di sfuggire a un destino
di miseria e sradicarsi lontano? Il 7° Concerto della Memoria,
“Là dove giace il cuore. Note e parole d’esilio”,
si impegna ad illuminare e far risuonare, attraverso la parola e la musica,
l’esperienza di tutti coloro i quali ieri e oggi, ebrei e non, hanno
condiviso il medesimo destino di separazione, allontanamento e abbandono
della propria identità: ebrei askenaziti e sefarditi,
armeni, africani deportati come schiavi, italiani e irlandesi imbarcatisi
in un passato recente in cerca di fortuna, profughi contemporanei respinti
alla frontiera o separati dai figli.
“Si può a lungo discutere su che cosa sia l’esilio”
– spiega Viviana Kasam, ideatrice del concerto
– “ma la condizione di esiliato è comunque simile per
tutti, e lo testimoniano sia le canzoni sia i testi che ho raccolto, con
la preziosa collaborazione dello scrittore Edmund De Waal
(“Una eredità di ambra e avorio”, 2011), che ha recentemente
creato la “Biblioteca dell’esilio – Psalm”. Sono
parole di scrittori e di poeti di origini diversissime, da Dante e Foscolo,
a Neruda e Nabokov, a Jabès e Hanna Arendt, da Myriam Makeba al
poeta armeno Yeghishe Charents, uniti dall’esperienza di sradicamento
e perdita di identità”.
“Dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden –
spiega Marilena Citelli Francese, co-ideatrice dell’iniziativa
– la storia di Israel è segnata dalle peregrinazioni e dalla
nostalgia per il Paradiso perduto. Dalla deportazione Babilonese, alla
schiavitù in Egitto, dalla espulsione dalla Spagna nel 1492, fino
alla fuga dai pogrom e dalle guerre nel Novecento, la condizione di esilio
e sradicamento ha segnato nel profondo l’identità del Popolo
Ebraico, accompagnandone la storia. Ma si tratta di una testimonianza
che vale per il mondo intero. L’esilio è una crepa che si
impone con la forza degli eventi e si insinua tra l’essere umano
e il posto in cui è nato. Una parte importante della cultura occidentale
è frutto del lavoro di esuli e di espatriati, e da qui attingiamo
i testi che saranno letti durante il concerto”.
I testi selezionati sono stati letti da Manuela Kustermann
e Alessandro Haber, che hanno aderito con entusiasmo
all’iniziativa.
Un cast di interpreti internazionali ha fatto rivivere le canzoni composte
da musicisti esiliati in epoche e Paesi diversi. Protagonista per il terzo
anno del Concerto della Memoria, Cristina Zavalloni,
accompagnata dall’ensemble di solisti jazz Lagerkapelle
(Vince Abbracciante, Giuseppe Bassi, Seby Burgio, Andrea Campanella, Gaetano
Partipilo, Giovanni Scasciamacchia). Le guest stars sono state Raiz,
protagonista della scena musicale partenopea e interprete della pellicola
di John Turturro “Passione” e, dall’Armenia, Gevorg
Dabaghyan, considerato uno dei massimi suonatori di duduk, lo
strumento nazionale armeno, che ha fatto rivivere la voce del genocidio
del suo popolo attraverso le note di Padre Komitas, compositore ed eroe
nazionale che trascrisse, salvandole dall’oblio, le musiche tradizionali.
Da Toronto è arrivato per la prima volta a Roma l’ARC
Ensemble (Artists of The Royal Conservatory), tre volte nominato
per il Grammy Award e specializzato nella ricerca e nel recupero delle
opere di compositori ebrei che fuggirono dalla Germania nazista. Per il
Concerto della Memoria l’ARC Ensemble ha eseguito brani sinfonici
di Walter Kaufman (“String Quartet n°11 – Finale”)
e Julius Chajes (“Palestinian (Hebrew) Suite”), e
di Michael Csanyi Wills “The Last Letter”, una canzone composta
sul testo della lettera-testamento che sua nonna scrisse per incoraggiare
figli e nipoti a lasciare l’Ungheria. Il Coro delle Voci
Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretto da Piero
Monti, ha aperto il concerto con “Và pensiero”,
una delle pagine più celebri della storia della musica, paradigma
di tutti gli esili. Canti sefarditi (“La Roza enflorence”),
afro-americani (“I Be So Glad… When The Sun Goes Down”,
“Homeland”), armeni (“Dle Yaman”),
italiani (“Ma se ghe pensu”, “Lacreme
napulitane”) hanno rievocato la condizione dello sradicamento,
della nostalgia, della speranza, sentimenti comuni a tutti gli esiliati.
“L’Unione delle Comunità ebraiche promuove per
il settimo anno il Concerto della Memoria, con l’obiettivo di maturare
senso di appartenenza e responsabilità attraverso la dimensione
della musica e dell’arte teatrale” – dichiara Noemi
Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane – “Il tema dell’esilio, una
delle conseguenze meno esplorate della Shoah, vuole generare nei giovani
che hanno il privilegio di vivere in tempo di pace e di attraversare l’Europa
per libera scelta, la consapevolezza su quanto accaduto ai nostri avi
nei secoli. E ripercorrendo le vicissitudini storiche del popolo di Israel,
desideriamo stimolare la riflessione su uno dei temi più attuali
e più drammatici del mondo contemporaneo”.
IL CONCERTO
Il concerto è stato prodotto da BrainCricleItalia
e Musadoc e promosso da UCEI, con il Patrocinio della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con l’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia e la media partnership di Rai Cultura. Un ringraziamento
speciale a Mediocredito Centrale, Salini Impregilo e Acea per la sponsorship.
IL CAST
Voce solista: Cristina Zavalloni
Guest Stars: Raiz e Gevorg Dabaghyan
Narratori: Manuela Kustermann e Alessandro Haber
Lagerkapelle: Vince Abbracciante (fisarmonica), Giuseppe
Bassi (contrabasso), Seby Burgio (pianoforte), Andrea Campanella (clarinetto),
Gaetano Partipilo (sax), Giovanni Scasciamacchia (batteria)
ARC Ensamble – The Royal Conservatory of Music, Toronto
Coro delle Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia, diretto dal maestro Piero Monti
Regia: Angelo Bucarelli
Direzione musicale: Cristina Zavalloni e Giuseppe Bassi
Arrangiamenti: Giuseppe Bassi, Vince Abbracciante e Seby
Burgio
Direzione artistica: Michelangelo Busco
Segreteria organizzativa: Euro Forum
Ufficio stampa: Close to Media
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