Il
volume (96 pagine, con pregevoli illustrazioni a colori, edito da De Luca
Editori d'Arte) è il secondo atto, dopo la pubblicazione de "I Primi",
di un percorso gastronomico intrapreso per far conoscere agli appassionati
una tradizione culinaria di grande valore: la cucina napoletana di corte
e in particolare quella sviluppatasi alla fine del '700 grazie alla regina
Maria Carolina di Borbone che volle ingentilire la gustosissima cucina
povera dei napoletani con il tocco dei raffinati cuochi venuti dalla Francia,
i celebri Monzù.
L'autore, l'ingegnere nucleare Franco Santasilia di Torpino, è considerato
uno dei più autorevoli conoscitori e interpreti della cucina partenopea.
Negli anni 60, durante la sua permanenza professionale in California,
disgustato da hamburger e fish and chips, iniziò ad interessarsi di cucina
e tornato in Italia, oltre a perfezionarsi nell'arte dei fornelli, si
dedicò allo studio della storia della cucina napoletana. Da allora Santasilia
si è dedicato senza tregua a questa grande passione, sviluppare la cucina
napoletana di corte e fare ricerca di piatti dimenticati, eseguendo lui
stesso le ricette, cucinando per gli amici, organizzando conferenze e
scrivendo libri.
Si è sempre affermato che la cucina napoletana fosse essenzialmente povera,
il che è vero nella cucina di tutti i giorni del popolo, ma anche in quella
della borghesia e di una parte dell'aristocrazia costrette a risparmiare
sul cibo per potersi permettere altri lussi. Ma il napoletano, sempre
ricco di fantasia, proprio per rifarsi dei momenti di solo pane, verdure
e qualche modesto condimento, seppe elaborare con sapienza e passione
una cucina più raffinata nelle ricorrenze di Pasqua, Natale, Carnevale,
nei matrimoni, battesimi e compleanni, prendendo spunto dalla sontuosa
cucina dei ricchi aristocratici e soprattutto della corte regnante dell'epoca.
Già nel 1500, quando Carlo V venne a Napoli, la cucina di corte si distingueva
per le sue ricche creazioni: per antipasto si presentavano nei banchetti
reali "prosciutti salviati" cotti nel vino e salvia, fegatelli impanati
cucinati sui carboni avvolti in foglie di lauro, "arrosti con mirausi,
peperati e civere" e torte a base di marzapane e cotognata. Ma il grande
balzo compiuto dalla cucina di corte e delle case aristocratiche, consacrando
definitivamente la napoletana fra le grandi cucine europee, fu impresso
durante il Regno delle Due Sicilie e l'interregno di Gioacchino Murat.
Le pesantezze gastronomiche francesi a base di salse butirrose e di creme
con grassi furono fortemente attenuate dalle basi sapide di una cucina
di territorio, mentre i piatti migliori della gastronomia napoletana furono
arricchiti con composizioni elaborate e di grande scena raggiungendo traguardi
da far tremare finanche quello che è stato il più grande cuoco di Francia:
Marie-Antoine Carême. Da allora la grande cucina Napoletana si è sempre
distinta non soltanto per le prelibatezze, ma soprattutto per l'elevata
raffinatezza e la squisita fattura. Il libro è arricchito da gustosissimi
aneddoti, ricordi personali, consigli sui migliori abbinamenti tra vini
italiani e piatti napoletani, e sarà seguito da un'ulteriore pubblicazione
rivolta ai dolci di corte. Tutte le 35 ricette illustrate nel libro sono
state sperimentate, provate e riprovate personalmente da Franco Santasilia.
Sono piatti di grande effetto, di squisita fattura e di alta cucina, anche
se non mancano alcune semplici preparazioni.
Franco Santasilia ha fatto parte dell'Accademia Italiana della Cucina,
e negli Stati Uniti dell'American Institute of Wine and Food e dell'International
Association of Culinary Professionals.
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